MARGARET MAZZANTINI - VENUTO AL MONDO - MONDADORI
Uno tra i libri più recensiti, sia su cartaceo che in rete, pubblicato dalla casa editrice " Mondadori " ufficialmente nel 2008, oggi noi ve li riproponiamio in versione - recensione " Dwelling Book ".
Un'altro " caso editoriale " di cui le vendite più 50.000 solo nel 2008. " Venuto al mondo " di " " Margaret Mazzantini ".
Un'altro " caso editoriale " di cui le vendite più 50.000 solo nel 2008. " Venuto al mondo " di " " Margaret Mazzantini ".
Ecco la trama:
Una mattina Gemma sale su un aereo, trascinandosi dietro un figlio di oggi, Pietro, un ragazzo di sedici anni. Destinazione Sarajevo, città-confine tra Occidente e Oriente, ferita da un passato ancora vicino. Ad attenderla all'aeroporto, Gojko, poeta bosniaco, amico, fratello, amore mancato, che ai tempi festosi delle Olimpiadi invernali del 1984 traghettò Gemma verso l'amore della sua vita, Diego, il fotografo di pozzanghere. Il romanzo racconta la storia di questo amore, una storia di ragazzi farneticanti che si rincontrano oggi invecchiati in un dopoguerra recente. Una storia d'amore appassionata, imperfetta come gli amori veri. Ma anche la storia di una maternità cercata, negata, risarcita. Il cammino misterioso di una nascita che fa piazza pulita della scienza, della biologia, e si addentra nella placenta preistorica di una guerra che mentre uccide procrea. L'avventura di Gemma e Diego è anche la storia di tutti noi, perché questo è un romanzo contemporaneo. Di pace e di guerra. La pace è l'aridità fumosa di un Occidente flaccido di egoismi, perso nella salamoia del benessere. La guerra è quella di una donna che ingaggia contro la natura una battaglia estrema e oltraggiosa. L'assedio di Sarajevo diventa l'assedio di ogni personaggio di questa vicenda di non eroi scaraventati dalla storia in un destino che sembra in attesa di loro come un tiratore scelto. Un romanzo-mondo, di forte impegno etico, spiazzante come un thriller, emblematico come una parabola.
Cosa dicono del libro, e cosa hanno scritto del libro:
In questo romanzo di oltre cinquecento pagine ci sono passi come questo: “Da questa collina gli sniper sparavano, giocavano con le loro vittime, colpivano una mano, un piede… Alcuni miravano ai testicoli, a una tetta, avevano tutto il tempo di uccidere, così prima si divertivano un po'. Per me era come sparare sui conigli, disse uno di loro in un'intervista. Non si sentiva colpevole, non capiva nemmeno perché ci fosse tutto quell'interesse intorno a lui, non era pazzo o sadico o altro. Aveva semplicemente perso il senso della vita. La pietà muore insieme al primo che uccidi. Era morto anche lui, per questo sorrideva. Sulla via del ritorno chiamo Giuliano. Cammino incollata al cellulare con un dito nell'altro orecchio, perché adesso c'è traffico, puzza, rumore. 'Amore'. 'Amore'”. La scelta del passo non è casuale. In una dozzina di righe si parla di amore e di pietà, del senso della vita e di morte. La sintassi è rapida, e intanto la lingua impiegata non si priva di studiato eccesso nell'aggettivazione. Dandone conto su “La Repubblica”, Franco Marcoaldi ha parlato di “coraggiosa generosità”; che è una maniera, a sua volta generosa, per indicare lo sconcerto che il not so common reader può provare di fronte a una prosa del genere. Questo è forse uno dei punti di questo libro, il più ampio nella produzione di Mazzantini. Qui non ci si rivolge all'utenza, peraltro in diminuzione, dei lettori colti. La scrittrice romana sembra pensare a un pubblico più vasto, quello magari dei due milioni di lettori che si appassionarono a Non ti muovere, con cui vinse lo Strega or sono sei anni. A questo, che è davvero il lettore comune, vanno a genio i temi grandi: quelli letti nel breve estratto citato sopra e quello di tutta la produzione di Mazzantini, che è la maternità. Di maternità e, più in genere, di genitorialità si occupa molta narrativa italiana di successo degli ultimi tempi, gli ultimi esempi essendo, per esempio, Niccolò Ammaniti e Paolo Giordano (ma anche il grotesque appena di Alessandro Piperno, o l'iperrealismo maritale di Tullio Avoledo). Rispetto a tutti costoro, Mazzantini presenta una differenza evidente: è donna e madre. A questo si affianca un altro dato di realtà: la presenza nella sua vita di un padre come Carlo Mazzantini, personaggio simbolico di una storia d'Italia tuttora irrisolta. E in Venuto al mondo Mazzantini parla proprio di maternità e di storia. Gemma è una cinquantenne romana che, all'inizio del romanzo, riceve una telefonata da Sarajevo. È Gojko, amico bosniaco conosciuto nel 1984, ai tempi dell'Olimpiade invernale. Lì si sta allestendo, dice Gojko, una “mostra per ricordare l'assedio” (testuale), e nella mostra ci sono foto di Diego, primo marito e grande amore di Gemma, oltre che padre di Pietro, suo unico figlio, e compagno sulle prime giustamente scettico di questo viaggio a ritroso nella vita della madre. La storia fra la giovane studentessa italiana e il fotografo slavo è un colpo di fulmine cui si sovrappongono intanto gli eventi della guerra, poi il conseguente bisogno di fuga, infine la sterilità di lei – e insieme la necessità di essere madre. Esperito ogni sorta di tentativo, Gemma ricorre alla soluzione più cruenta che possa immaginarsi per una donna desiderosa di maternità: fa concepire suo figlio a un'altra donna, che si accoppia al marito. Si chiama Aska, è una trombettista punk di Sarajevo tanto più tragica in quanto, paradosso della scrittura d'invenzione, del tutto inverosimile. Siccome Mazzantini frequenta anche i territori del mélo, la madre per procura viene retribuita e la coppia torna a Roma, ma Diego non sopporta il rientro alla normalità. La guerra è diventata un'esigenza e Gemma, moglie fedele, non può non seguire il suo uomo. Diego, sarà inutile aggiungerlo, muore, e il romanzo si chiude su un gruppo di famiglia in un interno, con Giuliano (nuovo compagno di vita) e Pietro, il figlio di un desiderio forse colpevole. Come si vede, il romanzo è affollato di temi e di persone: perché Mazzantini ha un buon talento nel rendere l'umanità degli uomini e delle donne che racconta. Il sospetto che ci sia troppo di tutto, in questo libro più ancora che negli altri precedenti, sembra lecito. Non di meno, il lettore di mestiere noterà che questo racconto sovreccitato, carico di allegorie transitive, personae fictae in cui non è tuttavia impossibile una qualche identificazione e immagini anche crudeli, continua a piacere.Giovanni Choukhadarian
L'autrice:
Margaret Mazzantini nasce a Dublino, da padre italiano e madre irlandese.
Trascorre l'infanzia in giro per l'Europa, la Spagna, Tangeri, fino a quando la famiglia si stabilisce definitivamente a Tivoli. Si diploma all'Accademia di Arte Drammatica a Roma. Nello stesso anno esordisce interpretando Ifigenia nell'omonima tragedia di Goethe. Esordisce nella letteratura con Il catino di zinco, con cui vince il premio Selezione Campiello e il premio Opera Prima Rapallo-Carige. Pubblica Non ti muovere, con cui vince il Premio Città di Bari-Costiera del Levante-Pinuccio Tatarella, il Premio Strega, il Premio Rapallo-Carige e il Premio Grinzane-Cavour. Zorro, un monologo per Sergio Castellitto.
Margaret Mazzantini è sposata con Sergio Castellitto e ha quattro figli.Trascorre l'infanzia in giro per l'Europa, la Spagna, Tangeri, fino a quando la famiglia si stabilisce definitivamente a Tivoli. Si diploma all'Accademia di Arte Drammatica a Roma. Nello stesso anno esordisce interpretando Ifigenia nell'omonima tragedia di Goethe. Esordisce nella letteratura con Il catino di zinco, con cui vince il premio Selezione Campiello e il premio Opera Prima Rapallo-Carige. Pubblica Non ti muovere, con cui vince il Premio Città di Bari-Costiera del Levante-Pinuccio Tatarella, il Premio Strega, il Premio Rapallo-Carige e il Premio Grinzane-Cavour. Zorro, un monologo per Sergio Castellitto.
Ifigenia di Goethe, 1982
Venezia salvata di T. Othway, 1982/83
Le tre sorelle di Cechov, 1984-85
L'onesto Jago di C. Augias, 1984-85
L'Alcade di Zalamea di Calderon de la Barca, 1984-85
La signora Giulia di Strindberg, 1985-86
Antigone di Sofocle, 1986
Faust di Goethe, 1987
Mon Faust di Paul Valéry, 1987
Bambino di Susan Sontag, 1988
Praga magica-Valeria, 1989
A piedi nudi nel parco di Neil Simon, 1992-93
Colpi bassi, 1994
Manola di Margaret Mazzantini, 1994, 1995, 1996 e 1998
Un caso di coscienza 1983
Lucas 1988
Nulla ci può fermare 1988
L'assassina 1989
Una fredda mattina di maggio 1990
Quando le montagne finiscono 1994
Paesaggio con figure 1995
Festival 1996
Il re di Rio 1996
Libero burro 1998
La voce 1982
Un delitto 1983
Venezia salvata 1985
Cheri 1985
Sentimental 1987
Cuore di mamma 1987
Duel of love 1990
Cane sciolto II 1990
Eurocops 1990
Kaminsky, un flic a Moscou 1991
Promo 1992
Premio UBU, migliore attrice giovane, 1984
Maschera d'oro IDI, 1985
Premio Biglietto d'oro, 1994
Premio Rapallo-Carige, opera prima, 1994
Premio Selezione Campiello, opera prima, 1994
Premio Rapallo-Carige 2002
Premio Strega 2002
Premio Grinzane-Cavour 2002
Premio Bari 2002
Premio Boccaccio 2004
L'ultima pubblicazione di Margaret Mazzantini, è " Nessuno si salva da solo " edito dalla casa editrice " Mondadori "
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